M A L (e) D ' A F R I C A
il romanzo di Bernardino Maria Serenari
Aracne Editrice - Roma
PERCHE' HO SCRITTO MAL(e) D'AFRICA
La storia della famiglia Piavotto, fin da quando ero ragazzo, mi ha sempre molto incuriosito, sia perchè era una storia fortemente legata all'Africa, sia per i tanti avvenimenti che erano accaduti ai componenti di quella famiglia. Una famiglia che mia mamma conosceva bene e quindi io ero affascinato dai suoi racconti... storie a volte tristi e drammatiche, storie a volte mondane... e poi sempre quell'Africa sullo sfondo, così lontana e diversa, in tutti i suoi aspetti, dal mondo in cui io vivevo... fino a quando anch'io ho potuto vivere un'esperienza africana! Ed allora io stesso ho potuto verificare quanto l'Africa, una volta che la conosci e la vivi, veramente ti entri nelle vene e nel cuore, ti affascini, quasi ti ipnotizzi... Quando rientri dall'Africa non puoi fare a meno di soffrire di Mal d'Africa... ma non è una brutta cosa, anzi!... è un sentimento di malinconia e di nostalgia che è entrato nel tuo DNA e che ti rimarrà per sempre dentro.
Dai racconti di mia mamma ero comunque stato colpito dal fatto che alcuni componenti di quella famiglia si fossero così tanto arricchiti, tra gli anni '40 e '60, al punto da diventare dei veri "miliardari". Il fatto triste era che contemporaneamente altri di quella stessa famiglia, negli stessi anni, avessero avuto tanti problemi economici e quindi subito tanti guai e dolori... e che i fratelli tanto ricchi non avessero mosso un sol dito per aiutarli!
Il denaro quanto rovina le famiglie e quanto deteriora i rapporti tra fratelli!
Quando alla fine del secolo, negli anni novanta, venni a sapere che tutte quelle ricchezze erano rimaste nelle mani dell'unica superstite di quella famiglia, che non aveva avuto figli, immaginai che certamente quelle ricchezze le avrebbe ereditate la nipote "povera", che per tutta la vita aveva fatto tanti sacrifici per riuscire comunque a tirare avanti dignitosamente e far crescere e studiare i suoi figli.
Invece tutto quanto si dissolse nel "nulla" dopo una lunga Causa in Tribunale, a seguito di un falso Testamento... Qualcuno ancora era riuscito a portare via tutto ed a lasciare all'erede legittima nulla di più che "un pugno di mosche"!!
Fu a quel punto che in me nacque l'idea di scrivere un Romanzo, che raccontasse quasi un secolo di avvenimenti così incisivi, nel bene e nel male, nella storia della famiglia Piavotto.
Per alcuni anni rimase solo un'idea, poi dopo che venni a conoscenza che era morta anche la nipote che avrebbe dovuto ereditare tutto quanto... la mia idea si è concretizzata...
L'Africa comunque doveva rimanere nello sfondo di questa storia e pure il Mal d'Africa che io stesso ho dentro di me.... ma i fatti e la triste conclusione hanno trasformato quel Mal d'Africa in Male d'Africa...
E' per questo che ho deciso di intitolare il mio Romanzo Mal(e) d'Africa... ovvero un'unica espressione che racchiude sia il positivo che il negativo, sia il bene che il male... che l'Africa ha prodotto in quasi un secolo, all'interno della famiglia Piavotto.
LA TRAMA DEL ROMANZO "Mal(e) d'Africa"
I fratelli Piavotto nel 1926 partono da Racconigi per l’Africa e vanno a fare i coloni in Somalia.
Prima la crisi del 1929 e poi il dramma di Ceti, dopo finalmente i guadagni.
Producendo e commerciando banane tra il ’40 e il ’65 qualcuno di quella famiglia si arricchisce e diventa “miliardario” mentre altri in Italia si ritrovano in un mare di guai economici.
Per aiutarli i fratelli ricchi non fanno nulla, neppure quando nei momenti più drammatici loro li supplicano di farlo.
Tutte quelle ricchezze alla fine del secolo rimangono all’ultima della famiglia Piavotto, la più giovane di sette fratelli, senza figli, che vive a Torino nel lusso.
Lei decide di lasciare tutto alla nipote “povera”, ma dopo la sua morte viene registrato un testamento che destina tutto quanto al marito.
Quel testamento risulterà falso, ma per annullarlo il Tribunale impiegherà dieci anni stabilendo alla fine che l’eredità spetti solo ai nipoti legittimi. Però tutto sarà scomparso.
Gli eredi si ritrovano con in mano solo un "pugno di mosche". Qualcuno ancora una volta è riuscito ad impossessarsi di quell'immenso capitale e a farlo sparire! Chi potrà essere stato?
Il racconto ti tutto quanto è accaduto in quasi ottant’anni è pieno di episodi allegri, drammatici, tristi, dolorosi e a volte estremamente mondani. Lutti, malattie, tradimenti coniugali, divorzi, tentativi di suicidio, e forse un rapporto quasi incestuoso tra un padre e sua figlia adottiva.
Nel finale il racconto si tinge quasi di “giallo”: chi ha fatto il “colpo” da venti miliardi di Lire?
La nipote Gigliola, la vera protagonista del Romanzo, muore nel 2010, senza la soddisfazione di aver visto restituito il prestito che nel lontano 1926 suo padre aveva fatto ai cognati. Tuttavia la sua vita si conclude con grande dignità, malgrado la tanta miseria sofferta e i sacrifici spesi per mantenere la famiglia e crescere bene i suoi figli.
Una bella immagine di donna, di figlia, di moglie... un esempio per tutti!
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LA DEA BENDATA
romanzo di Bernardino Maria Serenari
pubblicato a dicembre 2015
Prefazione dell'Autore al romanzo
Dopo un anno dalla pubblicazione di “Male(e) d’Africa” ho proposto ai Lettori questo mio nuovo lavoro.
Sostanzialmente diverso dal precedente, potrei comunque
definire “La Dea Bendata” il rovescio della medaglia di “Mal(e) d’Africa”. In
entrambi i romanzi è il denaro che provoca gli avvenimenti e che condiziona i
personaggi. Tanto, tantissimo denaro. Ma se in “Mal(e) d’Africa” crea arroganza
e potere, e una grande indifferenza verso chi ha bisogno e chi soffre perché
non ne dispone, in “La Dea Bendata” il denaro è occasione per aiutare e poter
fare agli altri del bene.
Partendo da una situazione quasi paradossale, quale
l’improvvisa vincita al gioco di un’ingentissima somma di denaro (cosa
assolutamente improbabile che possa accadere, ma non impossibile!) il racconto
porta il protagonista Luca, attraverso una serie di imprevedibili avvenimenti,
ad occuparsi di persone meno fortunate di lui, che stanno passando momenti
difficili, sia economici che esistenziali.
Luca è omosessuale e durante un viaggio negli Stati Uniti
conosce il giovane Fabio, di cui si innamora. Fabio si trasferisce in Italia a
convivere con Luca. Si instaura tra loro un rapporto di coppia estremamente
sano e positivo. Fabio viene coinvolto nelle attività assistenziali di Luca e
collabora con lui in maniera molto costruttiva.
Ho volutamente desiderato inserire nel mio romanzo il
tema dell’omosessualità, vista la grande attualità dell’argomento in questo
momento in Italia, e non solo.
Ho voluto farlo, proprio per poter dare un forte
contributo alla battaglia contro l’omofobia, e al riconoscimento dei diritti
civili nelle coppie omosessuali e di conseguenza l’istituzione del matrimonio
ugualitario (matrimonio gay), testimoniando quanto un rapporto di coppia
omosessuale possa essere assolutamente un rapporto di coppia normale, anzi a
volte addirittura migliore, non essendoci rivalità di genere e sopraffazione di
ruoli, tra il maschile e il femminile.
La storia raccontata, densa di momenti fortemente intrisi
di passione, sentimento e sensibilità umana, vuole essere la dimostrazione di
quanto sia possibile, attraverso la volontà e l’impegno, dare una carica di
positività alla nostra vita.
Una soffiata di ottimismo, in un momento storico e
culturale che, al contrario, ci riempie di ansie e paure.